Mondi virtuali: quando il gioco smette di essere un gioco
Di Giovanni Mercadante
Voglio condividere un pensiero che mi porto dentro da tempo.
Ho visto tanti film, esperienze e piattaforme sulla realtà virtuale, dove puoi esplorare mondi
infiniti… ma mi sono accorto che troppo spesso questi mondi ruotano intorno a una sola
cosa: sparare, uccidere, rapinare, distruggere.
Mi chiedo:
che tipo di futuro stiamo costruendo, se insegniamo ai bambini che il gioco è solo
questo?
Se fin da piccoli li abituiamo a sfogare le emozioni facendo del male, anche solo virtualmente,
che messaggio passerà loro?
Non è più solo “gioco”. È abitudine mentale, è normalizzazione della violenza.
Chi crea mondi virtuali ha una responsabilità enorme: quella di ispirare, non solo
intrattenere.
Esistono mille altri modi per sfogare l’energia, la tensione, la fantasia.
Esistono mondi dove si può creare, esplorare, salvare, costruire, amare.
Io sogno un futuro in cui i mondi virtuali siano estensioni della nostra parte migliore, non un
riflesso delle nostre ombre.
E poi c’è una domanda che non riesco a togliermi dalla testa:
com’è possibile che, nel 2025, l’essere umano sia ancora così?
Facciamo ancora la guerra, ci uccidiamo tra noi, distruggiamo invece di condividere…
siamo ancora come dei cavernicoli con le armi moderne in mano.
Eppure potremmo vivere tutti nel benessere. Abbiamo tecnologia, conoscenza, possibilità…
e invece usiamo i nostri strumenti per dominare, per ferire, per arricchirci a scapito degli altri.
Mi chiedo se sia un problema del cervello di certi uomini…
o se qualcuno voglia farci credere che questa sia la natura umana.
Io non ci credo.
Perché io non sono così.
E so che tanti altri non lo sono.
Siamo capaci di cose meravigliose.
Ma dobbiamo scegliere chi vogliamo essere.
E questo comincia dai giochi che mettiamo nelle mani dei bambini… e dai mondi che
costruiamo per loro.
Io voglio mondi di luce.
E sono pronto a dirlo ad alta voce.